Religiosa professa delle Suore della Carità di san Vincenzo de Paoli. Nata il 20 ottobre 1953 a Sitio Maihada da Areia, Acu, Rio Grande do Norie (Brasile). Morta per difendere la propria purezza il 9 aprile 1993 a Salvador, Bahia (Brasile). È in corso la causa di beatificazione e canonizzazione con nulla osta della Santa Sede in data 19 ottobre 1999. Infine un caso storicamente avvenuto dopo la vicenda di Manetta. ma che ha avuto il nulla osta dalla Santa Sede solo il 13 maggio 2005.
Nacque il 20 ottobre 1953 nel piccolo centro di Sítio Malhada da Areia, nel Rio Grande do Norte in Brasile. Sesta figlia di João Justo da Fé e Maria Lúcia, fin da piccola dimostrava grande religiosità. Dopo gli studi a Natal, curò il padre malato e, alla sua morte, Lindalva de Oliveira, a 33 anni, entrò nella Società delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli. Terminato il periodo di noviziato, venne inviata all’internato Dom Pedro II, a Salvador, Bahia, ricevendo il compito di coordinare un’infermeria con 40 anziani. La mattina del 9 aprile 1993, Venerdì Santo, partecipò alla Via Crucis. Di ritorno, servì la colazione agli anziani. Non aveva neanche iniziato il servizio che venne assassinata con 44 coltellate da Augusto Peixoto, uno dei pazienti. È stata dichiarata beata il 25 novembre 2007.
Fonte: Avvenire
Davvero contemporanea nostra (è nata nel 1953), è giunta domenica scorsa alla beatificazione, ad appena 14 anni dalla morte: segno, questo, di una vita limpida, di una fede coerente e di un martirio inconfutabile. La Postulazione ci tiene a sottolineare che, dopo San Francesco, Santa Chiara e Madre Teresa di Calcutta, nessuno ha fatto così in fretta a giungere alla gloria degli altari , mentre conquista anche il primato di prima religiosa brasiliana beatificata. Nasce in una poverissima zona brasiliana dello stato del Rio Grande do Norte, sesta figlia dei tredici partoriti da Maria Lucia de Oliveira, che ha sposato giovanissima il contadino Joào Justo da Fé, già vedovo con tre figli. Di questa grande tribù i due, oltre che genitori, sono i primi veri ed esigenti “direttori spirituali”. In quella zona sperduta, nella quale non sempre è facile raggiungere la chiesa e avere la presenza del sacerdote, è mamma ad insegnare loro catechismo ed è papà a leggere e commentare per loro la Bibbia. Da bambina si caratterizza appena appena per una religiosità un po’ più accentuata, per una maggior sensibilità, per un’attenzione particolare ai bambini e ai poveri. Nulla di più.
Studia, va a raccogliere frutta e ortaggi nei momenti liberi per aiutare in casa e, appena diplomata nel 1979, fa la commessa in alcuni negozi e anche la cassiera presso un distributore di benzina. Qualche cottarella, come per tutte le ragazze della sua età, ma nulla di serio e significativo, perché Lindalva ancora non ha deciso come giocare la sua vita. Intanto comincia a fare volontariato nell’istituto per anziani gestito dalle suore Vincenziane, perché la passione che aveva da bambina per i poveri e i malati ancora non si è spenta. Nel 1982 muore papà, distrutto da un cancro particolarmente doloroso: Lindalva, che ha lasciato il lavoro per assisterlo negli ultimi mesi come la più affettuosa e competente delle infermiere, resta colpita da questa morte esemplare, che le lascia dentro mille interrogativi sul senso della vita e sulla necessità di usarla bene. Ed è proprio di qui che matura la decisione di fare dei poveri la sua scelta di vita. Nel 1986 comincia a frequentare assiduamente gli incontri vocazionali delle Vincenziane, mentre frequenta un corso da infermiera e uno per imparare a suonare la chitarra, come a dire che, per lei, la competenza professionale deve andare a braccetto con l’allegria.
Un anno dopo entra nel Postulandato delle Figlie della Carità, con il proposito di essere “traboccante di allegria e voglia di aiutare il prossimo” e nel 1989 inizia il noviziato a Recife. A gennaio 1991 comincia il suo servizio in un ospedale per anziani. È felice, piena di un’allegria scoppiettante che fa bene al cuore dei ricoverati, mentre lei ricerca i servizi più umili con una generosità infinita. “Mi sento più realizzata e felice in questo mio lavoro che il papa a Roma”, dice sorridendo. Soltanto un’ombra: le attenzioni sempre più esplicite che le riserva il più giovane dei ricoverati, un quarantottenne, che lei respinge con carità, ma anche con molta fermezza.
Il 9 aprile 1993, venerdì santo, dopo aver fatto la via crucis per le vie della città, mentre sta servendo il caffè agli anziani ospiti, viene assalita alle spalle da quell’uomo e massacrata con 44 coltellate. “Ho fatto ciò che dovevo fare perché non mi ha mai voluto”, dirà alla polizia che lo arresta. Per suor Lindalva, invece, cominciano i giorni della gloria, perché la gente riconosce in lei una martire Il processo di canonizzazione inizia nel 2000 per acclamazione popolare e termina appena un anno dopo, coronato domenica scorsa dalla beatificazione. Ma in Brasile già si grida al miracolo per la guarigione inspiegabile di una ragazza affidata alla sua intercessione, per cui non è escluso che presto la Chiesa si pronunci ufficialmente anche sulla canonizzazione di Suor Lindalva Justo de Oliveira, l’umile Figlia della Carità che a Cristo ha donato tutto, anche la vita.
La memoria liturgica della Beata Lindalva è stata fissata dalla Congregazione il giorno 7 gennaio, giorno del suo battesimo anziché il 9 aprile, giorno della sua morte.
Autore: Gianpiero Pettiti www.santiebeati.it