Giovane della diocesi di Veszprém. Nata l’8 agosto 1921 a Szigli-get, Veszprém (Ungheria). Muore per difendere la propria purezza il 23 marzo 1945 a Litér, Veszprém. È in corso la causa di beatificazione e canonizzazione.
Mária Magdolna (Maria Maddalena) Bódi, giovane della diocesi di Veszprém in Ungheria, ebbe una formazione religiosa da autodidatta, poiché i suoi familiari non l’avevano ricevuta a loro volta. A causa della situazione matrimoniale irregolare in cui vivevano i suoi genitori per motivi indipendenti dalla loro volontà, non potè realizzare la sua aspirazione di entrare in convento, ma trovò un’altra via per servire il Signore, dedicandosi ai bambini e alle giovani operaie come lei. Morì a ventitré anni, uccisa da un soldato russo che voleva abusare di lei. Il suo processo per l’accertamento del martirio in difesa della castità riprese, dopo lo smarrimento dei documenti già pronti da inviare a Roma, nel 1990: la fase diocesana è partita il 18 gennaio 2011. La sua tomba è nel cimitero di Litér.
Mária Magdolna (in italiano Maria Maddalena) Bódi nacque a Szigliget, nella diocesi di Veszprém in Ungheria, il 18 agosto 1921. I suoi genitori, contadini fittavoli, non avevano potuto sposarsi perché non era stato possibile rintracciare i documenti del padre; tuttavia, la portarono al Battesimo nella chiesa cattolica romana di Badacsonytördemic il 15 agosto.
Magdi, così era soprannominata, non ricevette alcun tipo d’istruzione religiosa in famiglia, ma unicamente a scuola. Era un’allieva diligente e buona, ma lo divenne ancora di più in seguito alla sua Prima Comunione.
Nel 1934 si trasferì con la famiglia da Mámapuszta a Köveskál. Le piaceva così tanto leggere che il suo parroco, per alimentare la sua spiritualità, le diede alcuni libri religiosi. Presto passò dalla teoria alla pratica: a undici anni faceva del suo meglio per aiutare i genitori in casa e fuori, in particolare nei lavori agricoli, diventando un vero sostegno per la madre, che, nel frattempo, notò come lei si dedicasse molto anche alla preghiera. Accorreva dovunque ci fosse bisogno di lei: in particolare, nutriva un grande affetto per i bambini e s’impegnava ad aiutarli ad amare Gesù.
A diciassette anni, partecipando a una missione popolare a Balatonfűzfő, si rese conto di voler appartenere completamente al Signore. Si sentiva orientata alla vita monastica, ma la sua condizione familiare, all’epoca, costituiva un ostacolo insormontabile: quando venne a saperlo, si dispiacque moltissimo.
L’anno successivo iniziò a lavorare in una fabbrica di prodotti chimici a Fűzfőgyártelep, pur non trascurando le faccende casalinghe. Nel corso dei tre turni di lavoro, riusciva ad andare a ricevere la Comunione. Sopportava pazientemente, come dichiararono le sue colleghe, i discorsi sconvenienti che udiva e riusciva a rispondere con tranquillità ai rimproveri per la sua condotta. Di fronte alle accuse di stampo anticlericale, riusciva a ribattere con argomenti ferratissimi, pur senza offendere nessuno. Di fronte al suo comportamento modesto, compensato da un certo senso dell’umorismo, i colleghi presero a stare attenti a ciò che dicevano quando si trovavano in sua presenza; anche i superiori l’apprezzavano.
Nel frattempo, era diventata una giovane donna molto attraente e aveva molti pretendenti. Benché le piacessero i bambini e avesse un’alta stima della maternità, tuttavia, era certa di non doversi sposare. A vent’anni, dopo aver molto meditato, fece voto di verginità.
Nel 1942 s’impegnò più profondamente in parrocchia e nel servizio ai bambini, mediante l’adesione alla «Szívgárda» («Associazione della Guardia del Cuore»), un’associazione che mirava a curare l’educazione religiosa dei più piccoli mediante la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Riuscì anche a completare la sua istruzione elementare grazie a una scuola per adulti a Fűzfőgyártelep. Dopo aver partecipato a un corso formativo organizzato dall’associazione delle Operaie Cattoliche, organizzò un gruppo giovanile, dove spiegava la visione cristiana del mondo alle aderenti che, come lei, erano impegnate in servizi caritativi e attività apostoliche, vivendo tutto con facilità e gioia.
Poco dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, avviò un corso sanitario per ragazze e, insieme alle sue compagne, iniziò ad aiutare anziani e madri con bambini e prestava spesso visita ai soldati feriti nell’ospedale di Balatonfüred. Per le altre ragazze rappresentava un punto di riferimento, tanto che sapevano di potersi confidare con lei in tutta sicurezza. Magdi arrivò a pregare il Signore di farla morire prematuramente, così da poter aiutare le giovani ad avvicinarsi a Lui.
Verso il 1944, si era già trasferita a Litér, da cui si udivano ugualmente i rumori della battaglia. Quando apprese che le donne erano particolarmente in pericolo, incoraggiò le compagne a proteggere la loro castità, ma non solo: decise che avrebbe mantenuto il proprio voto a costo della vita.
Il 23 marzo 1945, mentre alcune donne si trovavano all’ingresso di un rifugio antiaereo, giunsero due soldati sovietici armati. Uno di loro aggredì Magdi, la quale, sfuggita alla stretta del militare, allertò le altre nel bunker, preoccupata in volto, ma cercando di mantenere un tono di voce pacato: «Annuska, scappa, perché sta per arrivare il tuo turno. Sto per morire… Portate via mia madre da qui, perché sto per morire».
Nel frattempo il soldato, col volto insanguinato per i tentativi di autodifesa da parte della giovane, apparve all’ingresso posteriore del rifugio: appena la vide, fece fuoco contro di lei, colpendola alle spalle. Già al primo dei sei spari si fermò, alzò le mani al cielo e, congiungendole, disse: «Mio Signore, mio Re, ricevi il mio spirito!». Poi mise le mani in tasca e, stringendo il Rosario, ricevette la pallottola fatale dritto nel cuore, cadendo col volto a terra.
Due settimane dopo, i suoi genitori contrassero matrimonio in chiesa, grazie alle concessioni offerte dalla Santa Sede per lo stato d’assedio. Da allora in poi, vissero religiosamente.
Dopo la morte della giovane, il cardinal Josef Mindszenty, che all’epoca era vescovo di Veszprém (anche per lui è in corso il processo di beatificazione), ricevette una minuta di venti pagine che descriveva i fatti. Sulla base del contenuto di quel testo, si procedette alle fasi preliminari del processo sul martirio: tuttavia, i documenti, già tradotti in latino, non giunsero mai a Roma perché andarono smarriti in circostanze mai chiarite.
Verso il 1990 fu possibile ricominciare il processo, a partire dalla minuta originale e dalle dichiarazioni di sacerdoti e di altri testimoni che conobbero la potenziale martire. L’inchiesta diocesana è stata avviata in diocesi di Veszprém il 18 gennaio 2011.
Il volto di Mária Magdolna Bódi compare insieme a quelli dei santi e dei beati della sua terra nella cappella della Comunione dei Santi, o Cappella Ungherese, della Basilica della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki. Un monumento commemorativo con un suo busto si trova invece nel cortile della scuola elementare di Litér, città che ospita anche la sua tomba.
Autore: Emilia Flocchini www.santiebeati.it